Roma, 12 gennaio 2015

 

PROTAGONISTI DEL CAMBIAMENTO

Editoriale del Segretario Generale

Il più importante settimanale nazionale, l’ESPRESSO, ha dedicato la propria apertura alla storica battaglia del SAP per l’unificazione e la riduzione delle Forze di Polizia. Una battaglia che negli ultimi 10 mesi, come SAP 2.0, abbiamo rilanciato con forza e determinazione, imponendo questo tema nell’agenda politica e a livello mediatico.

L’inchiesta giornalistica che potete leggere anche sul nostro sito internet – oltre a riportare con evidenza la posizione del Sindacato Autonomo di Polizia – è figlia di uno straordinario sforzo ed impegno, senza tema di smentita possiamo affermare che siamo stati noi gli ispiratori e i registi di questa operazione mediatica. Noi non ci fermeremo fino all’obiettivo finale: meno Forze dell’Ordine, più sicurezza per i cittadini, meno spreco di risorse pubbliche, più soldi per i colleghi. Altro fanno chiacchiere e vivono di obiettivi miserabili.Noi siamo protagonisti del cambiamento, trasformiamo le utopie in realtà! Attentato di Parigi, nausea ed ipocrisia

Il tradizionale profluvio di prese di posizione e dichiarazioni di intenti che hanno fatto seguito ai drammatici eventi di Parigi - tutti pronti ipocriticamente a ribadire che la sicurezza è al primo posto nella nostra società - mi hanno dato letteralmente la nausea, rafforzandomi ancor più nella convinzione che il Ministero dell'Interno e il Dipartimento della pubblica sicurezza, che dovrebbero sovrintendere al sereno e quieto vivere civile, oggi sono guidati da persone le cui determinazioni e scelte non servono al Paese, specie se vanno nella direzione di smantellare l’apparato e non di riformarlo veramente, come pure il Premier Renzi – accogliendo almeno a parole molte nostre sollecitazioni – ha più volte richiesto.

Un esempio su tutti dà il senso di quel che dico.

Nelle ore in cui il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, presiedeva al Viminale una riunione del Comitato di analisi strategica antiterrorismo, emanando l'ennesima, inutile circolare per "rafforzare le misure di vigilanza e prevenzione su tutti gli obiettivi sensibili" (non ci sono gli uomini e i mezzi per farlo), il Dipartimento della pubblica sicurezza ha convocato per il giorno 13 gennaio una riunione di tutti i sindacati di polizia per definire e portare avanti il piano di chiusura di 251 presidi, reparti e uffici legato alla spending review. Il buon Alfano, con cui mi confronto e soprattutto mi scontro da quasi un anno, ha fatto della cosiddetta "annuncite" la caratteristica principale della sua azione al Viminale.

I vertici del Dipartimento della pubblica sicurezza hanno pedissequamente seguito le indicazioni del ministro, caratterizzando la propria "azione" attraverso un combinato disposto di inerzia e conservatorismo.

I fatti di Parigi mi preoccupano moltissimo perchè l'Italia, in questo momento, è l'anello debole del Vecchio Continente e il nostro apparato della sicurezza, lungi dall'essere riformato come si conviene e come da noi auspicato, è stato in questi anni depauperato e ridimensionato nelle sue energie migliori. Non c'è, infatti, soltanto la questione dei tagli ai presidi di polizia che pure determinerà un colpo non da poco alle crescenti esigenze di sicurezza del nostro Paese, come dimostra il significativo aumento dei reati registrato anche nel 2014. Non dimentichiamo la carenza di 18.000 operatori nella sola Polizia di Stato, 40.000 tra tutte le forze dell'ordine, destinata a incrementarsi nel 2015 per via dello stop a nuovi concorsi fino a dicembre. Tutto questo ha significato e significa un taglio agli uomini migliori che si occupano di indagini e di intelligence, il cuore pulsante del nostro sistema della sicurezza, altro che riunioni al Viminale di comitati e direttivi che sanno solo reiterare circolari inutili e inapplicabili, buone per gettare un pó di fumo negli occhi ai media e alla gente!

Mancano 23.000 quadri intermedi nella Polizia di Stato, 14.000 Ispettori e 9.000 Sovrintendenti: si taglia sulla "materialità", ma anche sulla professionalità, per risparmiare su concorsi, corsi e stipendi.

Mi chiedo: può un cantiere funzionare senza capi reparto? Come possiamo combattere il terrrorismo in tali condizioni?

E' questo che mi dà la nausea, perchè a Roma si fanno pompose discussioni sui massimi sistemi, ci si ingegna per andare in tv per rassicurare gli italiani ragionando sul nulla e poi sempre nelle capitale abbiamo 4 macchine su 5 impiegate nei servizi di scorta a vip e politici, abbiamo una volante ogni 150.000 abitanti con interi quartieri periferici abbandonati a se stessi, operatori che vanno in giro con divise "disformi" e non più uniformi perchè non ci sono soldi per dare a tutti un pantalone, una camicia e una giacca.

In Sicilia coraggiose donne e fantastici uomini in divisa accolgono migranti senza mascherine e protezioni che sono spesso costretti a comprarsi in proprio. A Pistoia, proprio nei giorni scorsi, abbiamo denunciato il fatto che le volanti della polizia vanno in giro con 3 pneumatici da neve e 1 estivo perchè non ci sono risorse per acquistarne 4. Un agente su 10 impiegato in volante non ha svolto il previsto corso di formazione e si taglia costantemente sull’aggiornamento professionale e sull’addestramento all’uso delle armi. Potrei snocciolare un elenco lunghissimo di esempi concreti. Come sindacato li denunciamo da sempre nella pressochè indifferenza del sistema e degli apparati, che hanno come unico scopo quello di conservare rendite di posizione, potere e prebende.

Siamo passati per i cattivi dell’informazione perché da un anno a questa parte abbiamo inondato il circuito mediatico denunciando queste carenze.

Nel 2014 circa 6.000 poliziotti sono rimasti feriti in servizio, nel silenzio più totale delle Istituzioni e di chi avrebbe la responsabilità di tutelare i servitori dello Stato. Le uniche voci forti e mai dome che sentiamo sono invece quelle del partito dell'anti-polizia e degli allergici alle divise che sfruttano e strumentalizzano ogni occasione per attaccarci, lavorando anche con "amici" parlamentari per introdurre norme - penso al reato di tortura o al codice identificativo - che hanno il solo fine di metterci alla berlina.

L’opera dei professionisti della sicurezza va sostenuta senza se e senza ma, invece nel nostro Paese nessuno o quasi ha il coraggio di opporsi a coloro che ci odiano perché la loro potenza istituzionale, politica e mediatica può influenzare e condizionare percorsi di carriera e anche vite personali: vedasi la vicenda della pedata del "cretino" che ha portato il mio collega, proprio in questi giorni, ad essere rinviato a giudizio.

E, parlando di terrorismo, è appena il caso di ricordare la vergognosa storia del caso Abu Omar, con i nostri migliori apparati e uomini messi sotto accusa per aver fatto quello che dovevano fare con un terrorista acclarato. Come avviene in tutto il mondo!

C’è da vergognarsi di essere italiani quando sento e leggo storie del genere. La Polizia di Stato e le forze dell’ordine tutte hanno sempre più spesso le mani legate perché le leggi sono quello che sono e perché i tagli da anni ci massacrano, si va avanti solo grazie agli sforzi e alle migliori intenzioni degli operatori. Anche l’ultima legge di stabilità, facendo finta di concedere il benefit dello sblocco del tetto salariale, ha proseguito in questa politica di "razionalizzazioni" scellerate, tagliando il doppio delle risorse per il potenziamento e il funzionamento del sistema della sicurezza e dei trattamenti economici.

E’ ora di smetterla di riempirsi la bocca e di piangere lacrime di coccodrillo quando avvengono attentati terroristici o quando qualche poliziotto ci lascia le penne. Non servono particolari doti di lungimiranza per comprendere che la precaria situazione di oggi è figlia di scelte infauste e dell’incapacità da parte del Governo di turno di affrontare una vera rforma del settore e una parziale unificazione delle forze di polizia che produrrebbe più efficienza per i cittadini e minori costi per la collettività. Purtroppo, al di là delle buone intenzioni, fra un mese saremo punto e a capo. Questa è l’amara verità.

Sono vicino, davvero, ai giornalisti, ai poliziotti e alle persone che hanno perso la vita al terribile attentato francese. E con me lo sono tutte le donne e gli uomini del Sindacato che rappresento e dell’intera Polizia di Stato.

Gianni Tonelli

Legge di stabilità 2015 e ANQ

Com’è noto, la legge di stabilità 2015, pubblicata nella G.U. dello scorso 29 dicembre, contiene tre le altre cose una penalizzante disposizione che prevede – entro 30 giorni dalla data in vigore della stessa legge – che siano avviate le procedure per la revisione dell’Accordo Nazionale Quadro, in deroga a quanto previsto dall’articolo del 30 del dPR 18 giugno 2002, n. 164. Questo articolo disciplina la proroga di efficacia degli accordi, recitando che "per le materie oggetto di accordo nazionale quadro di Amministrazione e contrattazione decentrata le Amministrazioni applicano la normativa derivante dai precedenti accordi fino a quando non intervengano i successivi".

Abbiamo pertanto motivo di ritenere che nelle more delle procedure di revisione previste dalla legge di stabilità, l’attuale ANQ perda efficacia.

Colleghi, dunque, privi di ogni minima tutela nell’impiego e nel trattamento economico??? Serve l’immediata apertura di un tavolo ministeriale di revisione dell’ANQ!

Denunce – querele da parte degli agenti di p.g., il SAP ribadisce il proprio NO

Il SAP ha scritto una nota all’’Ufficio per le Relazioni Sindacali del Dipartimento per confermare e ribadire la propria contrarietà alla volontà di impiegare gli agenti di p.g. nella ricezione di denunce e querele. Disposizioni previste dalle circolari emanate lo scorso ottobre e che il SAP ha immediatamente contestato. Si tratta, in punto di diritto, di interpretazioni forzate e fantasiose delle disposizioni contenute negli articoli 333, 2° comma, e 337, 1° comma del codice di procedura penale, senza contare l’uso strumentale di talune sentenze della Corte Costituzionale.

Il nostro parere integrale è disponibile tra le news

Sicurezza: SAP; da furti a scippi, reati in aumento nelle città

ANSA) - ROMA, 4 GEN - «Le grandi città, come Milano, Bologna e Trento, hanno fatto registrare anche nel 2014 un aumento significativo dei reati: le denunce per scippi ed estorsioni sono incrementate a Milano rispettivamente, del 16,7% e del 9,1%, mentre a Bologna nel secondo semestre 2014 le rapine sono cresciute del 10%. A Trento +15% per i furti. Non va meglio nelle piccole realtà, basti pensare che ad Arezzo lo scorso anno c'è stata una rapina ogni 4 giorni mentre a Cuneo le rapine sono aumentate del 42%. Incremento furti anche a Siracusa con un + 7%». Lo afferma Gianni Tonelli, segretario generale del Sap, che cita cifre elaborate dall'ufficio studi del sindacato sulla base di dati ufficiali del Viminale e delle altre forze dell'ordine. «Si tratta di dati che devono far riflettere - dice Tonelli - e che devono soprattutto far comprendere a chi ha responsabilità politiche e di Governo che così non possiamo andare avanti. Purtroppo anche l'ultima legge di stabilità 'massacra’ donne e uomini in divisa con tagli pesanti che incidono su organici, mezzi e strutture, senza contare l'ormai prossima chiusura di 251 presidi di polizia. I tagli agli organici, in particolare, si riflettono soprattutto nei settori operativi: l'assenza di 18.000 operatori nella sola Polizia di Stato e di 40.000 uomini in tutte le Forze dell'Ordine debilita fortemente il potere di prevenzione e quello di repressione dell'apparato della sicurezza». «Non parliamo poi - conclude il leader del Sap - dei problemi legati al codice penale e alla procedura penale, oltre alle previsioni contenute nella legge delega 67/2014, che riguarda la parziale depenalizzazione dei reati la cui pena è inferiore a 3 anni».(ANSA). COM-BOS 04-GEN-15 13:43 NNN