Roma, 23 marzo 2015

 

"Rubiamo" il posto ai lavavetri per chiedere più sicurezza

Editoriale del Segretario Generale

In decine e decine di città italiane ci siamo armati di secchio e spazzolone per sostituirci "provocatoriamente" ai lavavetri e iniziare a distribuire ai cittadini 500.000 cartoline per il premier Renzi con l'obiettivo di incalzare il Governo e richiamarlo alle proprie responsabilità sulle risposte da dare all'emergenza terrorismo, ormai alle porte visto il sangue italiano versato in Tunisia.

Il successo mediatico della nostra mobilitazione, che andrà avanti anche nei prossimi giorni e nelle prossime settimane, unitamente ai serrati contatti che intratteniamo ogni giorno con parlamentari di maggioranza e opposizione, ha prodotto come primo risultato la presentazione, nelle commissione parlamentari competenti, di alcuni emendamenti al disegno di legge di conversione del decreto antiterrorismo. Emendamenti che recepiscono le nostre proposte e che portano la firma della Lega, di Forza Italia, di Scelta Civica, dei 5 Stelle e anche del Pd.

Alcuni sono stati dichiarati inammissibili, altri riformulati. Altri ancora - questo è il nostro obiettivo -devono essere fatti propri dalla maggioranza e inseriti nel testo finale del relatore.

E' inaccettabile che un Paese come l'Italia - che spende 7 milioni di euro l'anno per le pulizie della Camera dei Deputati - non riesca a trovare 6 milioni di euro per un Corso Anti Terrorismo serio (non la "presa in giro" che vuol propinarci il Dipartimento) e non riesca a reperire 20 milioni di euro quest'anno e 40 a regime per assumere gli idonei non vincitori e sbloccare il turn over, per mettere la parola fine alla chiusura di 251 presidi di polizia, per ripianare il gap di ufficiali di polizia giudiziaria visto che mancano 14.000 Ispettori e 9.000 Sovrintendenti.

Nelle cartoline che abbiamo distribuito agli incroci e ai semafori il 19 marzo c'è la terribile immagine diffusa dall'isis con il Colosseo messo a ferro e fuoco, dove si erge addirittura la bandiera nera del cosiddetto "Stato islamico". Cartoline che riportano anche le nostre proposte in materia di sicurezza e che a decine di migliaia stanno arrivando al premier Renzi. Dopo le cartoline natalizie contro la chiusura dei presidi, la casella postale di Palazzo Chigi tornerà a intasarsi di nuovo.

Noi del SAP 2.0 non molliamo e questo lo hanno capito in molti anche al Dipartimento, visto che non mancano i tentativi diretti o indiretti di metterci i bastoni tra le ruote. Se qualcuno pensa di poterci "impaurire" o spera di riportarci sulla placida e comoda via della "consorteria", si sbaglia di grosso.

Voglio ringraziare le nostre Segreterie Regionali e Provinciali per l'impegno profuso e per quello che saranno chiamate a mettere ancora in campo, perchè la mobilitazione continua. E voglio ringraziare le ragazze e i ragazzi idonei non vincitori perchè ci danno un supporto straordinario.

La battaglia continua!

NELLA NOSTRA AUTONOMIA LA VOSTRA LIBERTA’

 

 

 

 

 

 

Lezione dall'educazione tedesca: chi sbaglia paga

Pubblichiamo l'intervento del Segretario Generale SAP sul quotidiano Il Tempo nell'edizione del 19 marzo 2015

Manifestazioni, tumulti, arresti, poliziotti feriti.

Da Francoforte a Roma, da Parigi alla Spagna l'Europa vive oggi, anche a causa del disagio sociale, fortissimi fermenti che vengono abilmente cavalcati dai professionisti del disordine pubblico, da soggetti che poco o nulla hanno a che fare con i problemi veri dei cittadini.

Le immagini di Francoforte, con la città blindata e migliaia di manifestanti scatenati contro le forze di polizia, non possono non farmi venire in mente alcuni paragoni con situazioni analoghe che viviamo in Italia. Soprattutto per quel che riguarda il pregiudizio ideologico, diciamo pure la deformazione mentale che caratterizza una certa pseudo cultura che da sempre mal sopporta chi veste una divisa, chi serve lo Stato, considerandoci nella migliore delle ipotesi dei minus habens e nella peggiore dei torturatori e dei violenti della peggior specie.

Una pseudo cultura che alimenta il partito dell'anti-polizia e di coloro che odiano le divise, che trova autorevoli esponenti anche tra le Istituzioni, nel mondo della politica e tra i media, gente sempre pronta al tiro al bersaglio contro i poliziotti e i carabinieri che "sbagliano", salvo poi far finta di niente o non chiedere neppure scusa quando si scopre il "tarocco" di turno.

Basti pensare a quel che è successo al mio sindacato a Rimini lo scorso anno, con la vergognosa e strumentalizzata vicenda degli "applausi" che ci ha costretto a scendere in piazza a Montecitorio con un video proiettato su di un display di 4 metri per 3 che ha smascherato la "taroccatura" di alcuni Tg nazionali: in Germania sarebbe successo o si sarebbe posto un legittimo dubbio sulla vicenda, prima di mettere sulla graticola dei poliziotti?

Basti pensare all'attacco che da mesi si va consumando in Parlamento contro le Forze dell'Ordine col tentativo di introdurre un reato di tortura che in realtà è solo un modo per penalizzare gli operatori attraverso il richiamo alla condotta di chi cagiona "acute sofferenze psichiche".

Condotta che esporrebbe chiunque porta una divisa al ricatto del fermato o dell'arrestato di turno.

Senza contare la questione dei numeri identificativi, un vero e proprio feticcio ideologico — alla stessa stregua dell'articolo 18 — col quale si vorrebbero mettere alle berlina le forze dell'ordine con la scusa della "trasparenza". C'è un solo modo per garantire trasparenza: dotare tutti gli agenti di telecamere, perché noi vogliamo essere cristallini coi nostri comportamenti, ma vogliamo soprattutto che siano certificati e "cristallizzati" gli atteggiamenti illegittimi e illegali di chi trasforma le manifestazioni in un parco gioco per violenti.

Quando si parla di introdurre nel nostro ordinamento nuove norme e nuove figure di reato spesso si ignora che l'Italia è tra i primi paesi al mondo per numero di leggi, spesso inapplicabili e contraddittorie. Soprattutto, manca una reale volontà di sistema per essere davvero dalla parte della legalità e di chi quel principio di legalità è chiamato a farlo rispettare, come i servitori dello Stato. Servitori che all'estero sono visti in genere come tali e che in Italia, troppo spesso, vengono invece trattati da servi.

Questa è la vera lezione che ci proviene dai "molto discussi" tedeschi. Se non altro loro sanno individuare i problemi nella loro reale dimensione e si comportano di conseguenza: di fronte a 90 poliziotti feriti, fermano 300 persone! E statene certi che pagheranno...

Gianni Tonelli

Riduzione Forze di polizia, il Sap risponde a Renzi

Sicurezza: Sap, bene premier su riduzione forze polizia

(ANSA) - ROMA, 17 MAR - "Le parole del premier Matteo Renzi sulla riforma del comparto sicurezza e la riduzione delle forze di polizia sono apprezzabili. Un anno fa sembrava una cosa impossibile, oggi su quella che è una battaglia storica del nostro sindacato siamo riusciti a convincere anche il presidente del Consiglio. Ci auguriamo che si passi presto dalle parole ai fatti". Lo afferma Gianni Tonelli, segretario generale del sindacato di polizia Sap. "Bisogna puntare all'unificazione delle forze dell'ordine - dice Tonelli - partendo dall'unificazione degli apparati logistici e centrali che assorbono il sessanta per cento delle risorse umane e logistiche. La vera riforma consiste nell'impedire la chiusura dei presidi di polizia che il Viminale ha ancora in animo di fare e portare avanti invece una riforma complessiva dell'apparato della sicurezza che renda più efficiente il sistema e liberi risorse da investire nei mezzi, nelle strutture e negli stipendi delle donne e degli uomini in divisa". (ANSA)

Renzi, dopo riforma forze polizia non più cinque

(ANSA) - ROMA, 17 MAR - Dopo la fine della riforma della Pubblica amministrazione "è difficile che siano ancora cinque le forze di polizia. Stiamo lavorando a un pezzo di riforma che riguarda anche voi". Così il premier Matteo Renzi alla cerimonia di inaugurazione dell'Anno accademico 2015 della Scuola Superiore di Polizia. (ANSA)

Portabilità TIM, intervento Sap

Il SAP è intervenuto con forza nei confronti del Dipartimento della pubblica sicurezza in merito alla convenzione Tim e alla questione della porta bilità della sim, oggi non permessa per il personale in servizio. Le sim infatti, intestate formalmente al Ministero e distribuite agli appartenenti alla Polizia di Stato che ne hanno fatto espressa richiesta, non possono essere oggetto di portabilita relativamente al numero di telefono: come è noto, i costi dell'utenza mobile sono a carico dei dipendenti che hanno aderito, ma non e consentito di trasferire il numero di telefono ad altro operatore telefonico piu concorrenziale. Dunque con il sistema dell'intestazione formale delle sim al Ministero si ottiene l'indubbio vantaggio di dotare i dipendenti di utenze di servizio per una sempre agevole e pronta reperibilita, ma si pongono i costi del servizio a carico dei dipendenti stessi. Tanto è vero in quanto la portabilita e consentita ai dipendenti in quiescenza.

Delle due l'una: o si dotano i dipendenti di utenze di servizio con i relativi costi a carico dell'Amministrazione o i dipendenti devono poter sceglier di optare per il gestore telefonico piu concorrenziale senza l'incomodo di dover cambiare il numero telefonico.

Ultime news sul nostro sito...

Notizie sempre aggiornate, segnaliamo tra le varie pubblicate:

- Concorso Ispettori, richiesta chiarimenti;

- Indennità di comando, sollecito;

- Aggiornamento professionale, circolare integrativa;

- Scuola alta formazione prevenzione crimine organizzato.

Tutto questo e molto altro su www.sap-nazionale.org!

Lunedì, 23 Marzo 2015 pag. 4