Roma, 14 dicembre 2015

 

Repressione del dissenso

Editoriale del Segretario Generale

 

"I Poliziotti italiani sono preparati ed equipaggiati per affrontare tutte le sfide che la loro missione richiede nell’interesse della tutela della sicurezza dei cittadini, delle Istituzioni democratiche e degli stessi poliziotti, nonostante alcune criticità che si sono determinate a seguito dei pesantissimi tagli operati negli ultimi dieci anni dai vari governi e che nelle ultime due leggi di stabilità l’attuale esecutivo ha quasi completamente ripianato" (Felice Romano – Segretario Generale Siulp).

Carissimi colleghi, forse molti di voi si interrogheranno se le dichiarazioni che abbiamo riportato siano state riprese da un bollettino dell’ufficio di polizia della colonia di Marte o Vega, ma devo deludervi perché si tratta invece di un estratto di un documento di Felice Romano, segretario del Siulp. La riflessione amara e tragica che facciamo è la seguente: il dibattito in questo Paese non si sviluppa mediante il confronto delle idee nella palestra della democrazia, nella quale si mettono a confronto e si sfidano, bensì tra verità e menzogna Tutti i poliziotti sanno che abbiamo una carenza di organico di 45.000 unità tra le forze dell’ordine, 18.000 solo nella Polizia di Stato. Tutti i poliziotti sanno, perché lo provano sulla propria pelle, che le Forze dell’Ordine perdono 2.500 uomini ogni anno perché 5.000 vanno in pensione e col turn over al 55 per cento solo la metà viene sostituita. Tutti i poliziotti sanno che non abbiamo soldi per le pulizie e la cancelleria, sono cose che vengono scritte e denunciate da tempo, soprattutto da parte del SAP.

"I Poliziotti italiano sono preparati ed equipaggiati per affrontare tutte le sfide che la loro missione richiede"?

Queste affermazioni, lo sappiamo tutti, sono completamente false.

False come ciò che è stato scritto nel decreto di sospensione del nostro dirigente sindacale di Roma che ha avuto solo il coraggio, come tanti altri colleghi in altre trasmissioni, di denunciare la situazione in cui versiamo.

"Il dipendente ha deliberatamente prelevato materiale di vecchio tipo non più in uso al personale della Polizia di Stato per poi esibirlo al giornalista durante l’intervista", questo si legge nel decreto a firma del Capo della Polizia di Stato con il quale è stata disposta la sospensione del nostro collega.

Tutti i poliziotti sanno che il materiale esibito in tv è quello in uso.

Tutti i poliziotti sanno che non esistono M12 "buttati" negli uffici.

Tutti i poliziotti sanno che i caschi mostrati nel servizio TV sono quelli che normalmente vengono utilizzati nei servizi di ordine pubblico.

Tutti i poliziotti sanno che i giubbotti antiproiettile in dotazione sono perlopiù scaduti e che la gran parte indica la data di scadenza, quella di fine mese.
Tutti i poliziotti sanno che i Gap sono inidonei per affrontare armi lunghe come l’AR70 o l’AK47 (Kalashnikov)

Tutti i poliziotti sanno che non siamo addestrati al tiro dinamico e che non siamo preparati ad affrontare i terroristi dell’Isis. Tutti i poliziotti sanno che non siamo addestrati con nozioni di NBC (nucleare batteriologico chimico). Tutti i poliziotti sanno che, al di là dell’operazione vetrina Giubileo, la gran parte dei mezzi è logora e vetusta.

Nonostante tutto questo, però, è stato scritto che il nostro collega, in maniera falsa, ha detto cose non vere. Dobbiamo rilevare pertanto un fatto grave che riguarda il nostro Paese: non c’è più democrazia, non è più legittimo un confronto di posizioni differenti.

Quello che stiamo vivendo è un capitolo oscuro, basti pensare che non siamo stati ascoltati dal Governo neppure prima della legge di stabilità, come previsto dalla vigente normativa. Abbiamo scritto più volte al premier Renzi e ai ministri Alfano e Madia, nella più totale indifferenza non veniamo sentiti e ascoltati. Qui si vuol giocare con le regole fondamentali della nostra Carta, con le garanzie sacrosante e inviolabili che caratterizzano l’ingegneria costituzionale e che i nostri padri costituenti hanno costruito con il travaglio di una dittatura e una guerra.

Questa è repressione del dissenso vera e propria. Contro tutto questo reagiremo in tutte le sedi.

Ho ipotizzato persino di dover fare uno sciopero della fame.

La comunità interna deve reagire, penso che su questa questione tutte le sigle sindacali, non asservite alle ‘farlocchierie’ del potentato di riferimento, debbano reagire.
E‘ una questione di libertà.

Qui stiamo discutendo se sia legittimo o meno che un dirigente sindacale vada in tv, nell’interesse della categoria rappresentata e della nazione, a dire la verità, non su indagini riservate, ma sulle condizioni di lavoro, gli equipaggiamenti e la formazione.

Se nel nostro Paese siamo arrivati al punto di censurare la verità in quanto tale, credo che tutti noi abbiamo l’obbligo - quali servitori della Costituzione e della Repubblica sulle quali abbiamo prestato giuramento- di reagire con energia e determinazione.

Nella nostra autonomia la vostra libertà

Agente sospeso, il Sap: "Ci vediamo in procura" (da Il Tempo.it)

La deplorazione non basta. Per l’assistente capo della Polizia di Stato «colpevole» di aver rilasciato «dichiarazioni non autorizzate su argomenti riservati» è stata decisa la sospensione cautelare dal servizio per gravi motivi. Il provvedimento, scattato dopo la messa in onda di un programma Rai nel quale diversi agenti - con volto coperto e voce camuffata - denunciavano le inefficienze dell’intero apparato, ha avuto al momento conseguenze solo per due di loro, riconosciuti dopo «mirati accertamenti» e puniti entrambi.

Il primo, sindacalista della Cgil, con il trasferimento da un reparto ad un altro, il secondo, dirigente Sap, con la sospensione dal servizio.

Il segretario generale Gianni Tonelli non ci sta e annuncia l’intenzione di presentare denuncia alla Procura della Repubblica iniziando uno sciopero della fame che porterà avanti chiuso in un camper, sotto Palazzo Montecitorio. A far «infuriare» il capo della Polizia, Alessandro Pansa, è stato il «grave pregiudizio all’immagine e al prestigio dell’amministrazione della Pubblica Sicurezza», si legge nell’informativa, arrecato alla luce dell’ampia risonanza mediatica. L’assistente capo F.R. avrebbe «deliberatamente prelevato materiale di vecchio tipo non più in uso al personale della Polizia di Stato, per poi esibirlo al giornalista durante l’intervista».

Il riferimento è ai caschi, utilizzati dagli operatori in ordine pubblico, e alla pistola mitragliatrice M12 mostrata nel servizio.

«I caschi in disuso vengono ritirati e buttati – spiega Tonelli - C’è un esercizio di carico e scarico del materiale e un magazzino, che non è nel commissariato Vescovio, che lo accoglie e che lo manda alla distruzione. Il dirigente Sap ha preso i due Ubott messi a disposizione per l’utilizzo ogni giorno da tutti i colleghi.
Tutto il materiale è stato smarcato sul registro e i colleghi possono confermare e testimoniare: uno lo farà anche davanti all’avvocato.

Quei caschi erano lì non per essere smaltiti ma per essere usati. Non sono stati furtivamente sottratti, ma presi dall’apposito armadio blindato del materiale di pronto impiego, collocato all’interno del corpo di guardia del commissariato e la cui chiave è alla portata di tutti. L’M12 era inoltre nell’auto ed era quello in dotazione quel giorno al mezzo di servizio, come si vede anche dal filmato delle telecamere di videosorveglianza. Può esser sfuggito, questo particolare, ai super inquisitori?

Non esistono pistole mitragliatrici M12 non in uso "appoggiate" ai commissariati, alla stregua dei caschi, che sono quelli utilizzati normalmente dagli operatori e che, caso strano, sono stati cambiati dopo la prima settimana di dicembre. È gravissima la compressione di libertà fondamentali, tutelate dalla nostra Carta Costituzionale: un rappresentante sindacale metteva in luce e denunciava che le condizioni di sicurezza, la preparazione e gli equipaggiamenti non sono idonei ad affrontare un’insidia cruenta come quella del terrorismo di matrice islamica. Un eroe, che nell’interesse della collettività, non suo, sta dando un contributo affinché agli operatori delle forze dell’ordine sia consentito di lavorare con efficacia e sicurezza al fine di tutelare la comunità sulla quale dobbiamo sorvegliare». Il dirigente incriminato è stato infatti ripreso da una telecamera di videosorveglianza del commissariato Vescovio mentre usciva con due caschi in una mano e senza altro con sé.

«Non basterà la sostituzione degli Ubott, dieci giorni dopo, per dimostrare fossero in disuso perché ci sono decine di testimoni e registri – aggiunge Tonelli – E non basterà neppure sostituire un M12 da un armadio, perché anche lì ci sono testimonianze e registri. Non rimestiamo più di quello che abbiamo già fatto in questa pozza di fango, perché si rischia di sporcarsi ancora di più. Dopo la nostra reazione e l’intenzione da me manifestata di presentare denuncia alla Procura della Repubblica, stranamente è stato steso un velo pietoso sulla notizia». Intanto, però, un giovane poliziotto, padre di famiglia, è stato sospeso e prenderà la metà dello stipendio.