Numero 17

Roma, 2 maggio 2016

 

Sei poliziotto? Zitto e paga!

Qualche giorno fa il Governo ha annunciato la bocciatura di un Fondo regionale di 50.000 euro per il patrocinio legale ed il sostegno alle spese mediche degli addetti delle Forze dell’Ordine istituito in Veneto nel contesto della legge di stabilità 2016: secondo il Consiglio dei Ministri "travalica i limiti della potestà legislativa regionale". Quello che poteva, anzi doveva, essere un esempio virtuoso o comunque una parziale soluzione ai pesanti problemi patiti dai poliziotti che a causa del servizio si ritrovano in ospedale o in tribunale, viene bollato come errore. Nessuno si deve impicciare di cose che sono di competenza dello Stato anche se lo stesso non adempie compiutamente al suo dovere. Poco importa se i poliziotti feriti devono pagarsi il ticket, le spese sanitarie riabilitative e mettersi in attesa della rifusione per vari anni, oppure se le parcelle degli avvocati difensori vengono rimborsate solo in parte o per niente usando cavillosi giudizi dell’Avvocatura dello Stato e la clava della disciplina! Stranamente nessun rilievo viene fatto se i soldi donati servono per gli edifici e i mezzi, come gli affitti agevolati e i comodati gratuiti concessi dai vari Enti Locali o le dotazioni fornite dai Patti per la Sicurezza coi comuni: quelli non vanno direttamente ai poliziotti! Questo Governo proprio non ha tra le sue priorità il benessere e la serenità degli uomini e delle donne delle Forze dell’Ordine e non intende investire sulla sicurezza: questo dicono i fatti. E chi si permettere di spiegare cosa si dovrebbe invece fare per andare incontro alle esigenze dei poliziotti, come il SAP o gli amministratori di una Regione, viene impallinato subitaneamente: procedimenti disciplinari e denunce alla Procura per il primo, censura per la seconda. Se pensa però questi metodi possano fermare la verità, la giustizia e la sacrosanta pretesa dei diritti, sta sulla strada sbagliata.

Promoveatur ut amoveatur

Il Consiglio dei Ministri ha rimosso Alessandro Pansa dalla carica di Capo della Polizia. La decisione risulta essere in netto contrasto con quanto, fino a pochi mesi fa, appariva oramai deciso: il mandato di Pansa sarebbe stato prorogato fino al termine del Giubileo per consentire al Prefetto di Roma, Franco Gabrielli, di raccogliere il testimone della gestione del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, carica alla quale, pubblicamente e in più occasioni, quest’ultimo aveva dichiarato di aspirare. Per contro, le vicende legate allo sciopero della fame del Segretario Generale del SAP Gianni Tonelli, la sospensione del Dirigente SAP e di altri poliziotti che in un servizio della trasmissione Ballarò, mandato in onda il 24 novembre u.s, mostrò al giornalista materiale logoro e inidoneo, in uso in quel momento a tutti i poliziotti in servizio non solo a Roma, ma sull’intero territorio nazionale e la conseguente denuncia presentata dal SAP alla Procura della Repubblica contro il Capo della Polizia, Alessandro Pansa, e il Questore di Roma, Niccolò d’Angelo, hanno fatto saltare le carte. È falso quanto affermato nella motivazione del decreto del Capo della Polizia, a firma Alessandro Pansa, allorché si sostiene che "il dipendente deliberatamente prelevava materiale di vecchio tipo non più in uso alla Polizia di Stato per poi mostrarlo al giornalista". In seguito a tutto ciò, non solo la decisione di proroga nelle funzioni di Capo della Polizia è stata riconsiderata, ma addirittura il Governo ha deciso per l’uscita anticipata di Pansa, che avrebbe dovuto lasciare per raggiunti limiti di età il primo di luglio. "Nessuno, per ovvi motivi di opportunità, confermerà questa nostra chiave di lettura, ma la dinamica degli eventi non lascia spazio, a nostro avviso, a differenti e credibili interpretazioni", sottolinea Tonelli. "I fatti da noi denunciati -precisa ancora il segretario del Sap- sono troppo gravi per ipotizzare che non avrebbero avuto conseguenze. Il mio sciopero della fame di sessantuno giorni, poi proseguito da altri poliziotti sino ad oggi per altri trentanove, ha consentito di trasmettere alla comunità del Paese la consapevolezza della inaccettabilità democratica dei comportamenti tenuti dal vertice del Dipartimento della P.S.. L’Italia è uno Stato di Diritto e la verità non è un reato. L’apparato della sicurezza è stato fortemente debilitato dai tagli lineari e la denuncia pubblica di tutto ciò, da parte del SAP e dei suoi rappresentanti, non poteva e non può essere repressa illecitamente per coprire le "vergogne" determinate da una gestione della cosa pubblica irresponsabile e non attenta alle elementari necessità della comunità dei cittadini. La brava gente ha diritto ad una esistenza sicura e serena e i poliziotti chiedono unicamente di promuovere concordia, pacifica convivenza e rispetto delle regole che democraticamente la Nazione si è data. Il Governo è stato costretto a prendere atto che decine di milioni di italiani hanno condiviso la nostra protesta e, applicando l’antico detto latino "promoveatur ut amoveatur", ha risolto la questione "promuovendo" il prefetto Pansa all’incarico di Direttore del D.I.S.. Il vertice massimo della sicurezza deve, anche se nominato, essere oggetto di un riconoscimento da parte della comunità dei poliziotti che, per contro, dalla nota dichiarazione del prefetto Pansa, nella quale veniva definito come un "CRETINO" il poliziotto, che dopo aver affrontato per ore violenti teppisti responsabili di aver messo a ferro e fuoco un quartiere di Roma, il 12 aprile 2014 è stato accusato di essersi abbandonato ad un gesto di disprezzo verso uno dei teppisti. Dal "cretino" in poi tutti gli atti di gestione della vita interna alla Polizia sono stati percepiti, da tutta la comunità, come condizionati dalla finalità di autolegittimare questa gestione su tutti gli aspetti della vita dell’Amministrazione della P.S., a far attenzione di non esporsi a critiche nei confronti delle varie anime presenti nell’attuale maggioranza di Governo e a non contrariare gli umori del Partito dell’Antipolizia, a partire dalla questione degli alfanumerici (numeretti), alle regole di ingaggio, ai tagli sull’organico, alla chiusura degli uffici, alle dotazioni inidonee e scadute, alla formazione assolutamente inadeguata, ecc. Nel corso della gestione Pansa il malessere dei poliziotti è lievitato a causa del percepito stato di abbandono del personale e dell’incapacità di fornire qualsiasi stimolo positivo, motivazione e gratificazione. La consapevolezza di rischiare di perdere la fiducia dei uno dei più importanti apparati del Paese ha indotto il Governo, come sopra evidenziato, a intervenire sostituendo il Capo della Polizia dal suo incarico con il prefetto Franco Gabrielli proveniente sì dalla carriera interna alla Polizia, ma da dieci anni fuori dai ruoli e soprattutto con una carriera sviluppata all’esterno dalle logiche di "cordata". "Proprio quest’ultima circostanza - sottolinea Gianni Tonelli - rappresenta la controprova della giustezza della nostra chiave di lettura relativamente alle vicende collegate all’avvicendamento alla carica di Capo della Polizia Direttore Generale della Pubblica Sicurezza". "Anche noi del SAP – dice ancora Tonelli - auspichiamo, un Capo poliziotto ma la degenerazione carrieristica con il metodo della "CORDATA" e non meritocratica dei vertici, e la gestione consortiera, clientelare e consociativa degna della peggior Prima Repubblica hanno consigliato un mandato che riporti l’intera vita di una delle più importanti istituzioni nell’alveo naturale dello Stato di Diritto, del buon andamento e dell’imparzialità disposti dall’art. 97 della Carta Costituzionale e del rispetto dei principi democratici alla base del vivere civile del nostro Paese e della vita interna alla Polizia. Per questi motivi i poliziotti del SAP proseguiranno lo sciopero della fame allo scopo di attirare l’attenzione del nuovo Capo della Polizia affinché le ragioni del malessere imperante nella categoria possano essere soffocate da una concreta gestione improntata a logiche di positivo servizio e in totale controtendenza a quelle passate. Il compito non sarà per nulla facile ma ci auguriamo che le intenzioni siano le migliori".

Il miraggio delle carriere

Dopo una prima veloce analisi dell’irricevibile bozza proposta dal Dipartimento cominciamo ad entrare nel merito delle varie questioni, una alla volta, per mostrare l’infinita bruttezza del disegno ministeriale. Nel progetto mostratoci, per esempio, non si parla né di sostituti dirigenti né di sostituti Questori ed il fatto che tale astrusità sia riservata ai soli ruoli sottostanti decreta un odioso principio che qualcuno ha ben definito "perenne anticamera di titolarità". Ma non per tutti, appunto. Se versiamo dell’acqua in un contenitore ad un certo punto arriveremo inevitabilmente a riempirlo. Se la stessa cosa la facciamo invece con le cifre e ad un numero intero aggiungiamo via via quanti più numeri possibile, ma dopo la virgola mettendo decimi, centesimi e via dicendo, non riempiremo mai la quantità per arrivare all’unità successiva. Partiamo da due, supponiamo, e per quanto aggiungiamo numeri su numeri non arriveremo mai a tre! È il paradigma della qualifica apicale per gli ispettori ex L.121/81, quelli entrati nel ruolo prima del riordino del ‘95: allora sopra l’Ispettore Capo c’era il Vice Commissario. Peccato però che la spinta dei riordinamenti delle qualifiche sottostanti, non abbia proiettato l’Ispettore Capo in avanti ma "reinventato" Ispettore Superiore facendo esattamente come l’aggiunta dei numeri dopo la virgola. Cinque anni dopo stessa tiritera con l’istituzione per legge del Ruolo Direttivo Speciale che non verrà mai applicato, ma surrogato con la promozione a Sostituto Commissario: quindi altri numeri aggiunti … ma sempre dopo la virgola. Intanto tutte le altre figure di concetto del Pubblico impiego hanno trovato negli anni naturale sbocco nei ruoli direttivi – i cancellieri, gli ufficiali giudiziari, i segretari delle scuole, e in casa nostra le assistenti della Polizia Femminile o il personale civile degli Interni -, ma soprattutto i sottufficiali delle altre forze di polizia sono diventati ufficiali del ruolo speciale o addirittura di quello ordinario. Un paragone scomodo e imbarazzante, che la bozza ministeriale risolve con un semplice atto di negazionismo: la questione non esiste, punto! Basta ri-ripromuovere quei nostri Ispettori, magari con calma e un po’ per volta, nientemeno che in Primi Sostituti Commissari. Perciò secondo gli arguti estensori del progetto dipartimentale questi colleghi, ancorché prossimi alla pensione, in possesso di titoli e curriculum uguali se non superiori di chi con altra divisa è evoluto nella posizione direttiva, devono continuare a correre sul posto, in surplace, un po’ come il veloce Achille che mai raggiungerà la tartaruga nell’antico paradosso di Zenone. E dovremmo accettare questo obbrobrio? Non se ne parla.

Chiusura Postale. Se serviva un riscontro ...

Quei pochi che avevano dubbi sulla fondatezza della critica lanciata dal SAP circa la contraddittoria politica governativa a riguardo della sicurezza informatica, adesso li possono archiviare tranquillamente. Prendendo spunto dal roboante lancio dell’Internet Day avevamo contrapposto il problema acceso dalla decisione di cancellare 74 sezioni provinciali della Polizia Postale con relativa pesante contrazione del personale addetto al settore. Una delle tante conferme arriva, purtroppo, da Cosenza dove meno di due mesi fa il Premier ha inaugurato il Distretto di Cyber Sicurity proprio accanto ai locali sella Sezione della Polizia Postale: salutando i colleghi aveva detto loro "Contiamo su di voi della Polizia Postale a Cosenza con i nuovi investimenti che vi abbiamo dato per la Cyber" facendo naturalmente sperare in un potenziamento dell’ufficio sia in termini di organico che di risorse. E invece anche in questi giorni continua il salasso di personale da quell’ufficio, come dalle altre analoghe sezioni: gli operatori che vanno in pensione non sono sostituiti, i promossi trasferiti in altri uffici. In poco tempo la Postale di Cosenza è passata dai 16 componenti previsti agli 11 attuali che a breve diventeranno 10. Quindi tutti investono sulla sicurezza web, le grandi imprese, gli enti locali, l’UnioneEuropea, ma per la Polizia Postale, a Cosenza come nelle altre province, c’è solo la prospettiva di asfissia.

Fondo Efficienza. Il SAP scopre la magagna

Abbiamo rilevato e prontamente segnalato agli Uffici competenti del Ministero delle anomalie riscontrate nella lettura della circolare ministeriale relativa alle procedure da seguire per la contabilizzazione della c.d. produttività, per l’anno 2016 recentemente diffusa dal T.E.P. anomalie che inciderebbero non poco sul corretto calcolo delle effettive giornate prestate. Infatti la procedura prevede la divisione pedissequamente per ogni mese, indicando come limiti massimi mensili un numero di 25 presenze, che diventerebbero un massimo di 26 solo per cinque mensilità si rileva,infatti, un errato totale annuale, che di fatto è di 305 gg. e non 304, come indicato nella circolare. Secondo la richiamata circolare, al dipendente andrebbero contabilizzate e di fatto vanno contabilizzate, solo 25 giornate di presenza per la produttività, senza alcuna possibilità di caricare le altre 3 giornate. Pertanto tale discrasia comporterebbe non solo nocumento economico ai dipendenti che si troverebbero giorni in meno sul conteggio finale delle prestazioni.