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Numero 19 Roma, 16 maggio 2016
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L’Italia è possibile: una nuova Polizia e una nuova Italia sono possibili.
Giovedì
12 Maggio, ho partecipato al "Memorial Day" di La Spezia. Un’iniziativa annuale
che organizziamo su tutto il territorio nazionale per celebrare le vittime del
dovere, della mafia e della criminalità. La mattina sono stato raggiunto da una
collega che aveva il compito di accompagnarmi dove si svolgeva la cerimonia.
Mentre eravamo in auto, ho chiesto a Silvia, la mia collega, le origini della
città di La Spezia. La collega ha risposto dicendo che la città ha origini molto
profonde ma, si può dire che è stata rifondata dopo la guerra perché era stata
rasa al suolo dai bombardamenti. Da qui una riflessione mi è venuta spontanea,
ispiratami dalla logica del "Memorial Day". Ho pensato a come gli italiani si
siano dovuti caricare sulle spalle un enorme sacrificio e abbiano dovuto pagare
il conto degli errori delle generazioni precedenti. Nonostante la guerra,
nonostante la distruzione hanno avuto la forza di ricostruire un’intera nazione
Oggi tutto ci appare buio, senza futuro. L’ottanta per cento degli italiani
vorrebbe andarsene anche se poi non lo fa per motivi affettivi o pratici. Ma è
una cifra sconvolgente. In tanti, troppi, lascerebbero il nostro paese per
trasferirsi all’estero. Sarebbero pronti a buttare alle ortiche gli enormi
sacrifici fatti dai padri, dai nonni, da tutti coloro che hanno dato il sangue
per la ricostruzione di questo Paese. E, insieme con loro, tutte le vittime che
noi celebriamo nel corso del "Memorial Day" sarebbero morte invano. Se abbiamo
ricostruito un’Italia distrutta dalla guerra, possiamo ricostruire il Paese, non
dalle macerie materiali ma da quelle morali. Per arrivare a questo scopo
certamente dovremmo essere determinati e disposti ad accettare la dura,
inevitabile, reazione di chi, invece, ha interesse a mantenere lo status quo,
per continuare a PREDARE il nostro paese dilaniando ancora di più le sue ferite!
Abbiamo celebrato le vittime del dovere, come Rosario Sanarico, che era presente
tramite i suoi cari, la famiglia, la moglie, i figli. Lo abbiamo celebrato come
l’eroe che è. Alla stessa stregua, pongo un quesito. Qualche mese fa tre eroi
della Polizia di Stato che avevano accettato di mettere a rischio la propria
vita per salvarne altre, che avevano in corso un procedimento di promozione per
merito straordinario, sono andati in televisione a denunciare l’inadeguatezza
delle dotazioni in possesso ai nostri uomini. In maniera chiara hanno detto:
"Noi ci mettiamo la vita, ma abbiamo necessità di una formazione adeguata e di
equipaggiamento adeguato". E proprio per aver fatto questo, per aver portato
alla luce alcune vergogne come i caschi marci, i giubbotti anti proiettile
scaduti, le armi obsolete, l’informazione inadeguata sono stati sospesi dal
servizio e sottoposti a procedimenti disciplinari. Sono stati denunciati con
informative farlocche alla Procura della Repubblica. Se invece di aver salvato
la vita delle persone, avessero sacrificato la loro, oggi saremmo qui a
piangerli e a celebrarli ipocritamente come eroi. Mentre invece oggi li vogliamo
uccidere, questo sistema li vuole uccidere. Questo è il male dell’Italia. Questa
ipocrisia, questi individualismi corrotti che sovrastano, imperano e schiacciano
i valori positivi. Ed è per questo che noi ci siamo ribellati. Per questo ho
fatto lo sciopero della fame di 61 giorni, insieme agli altri miei colleghi
siamo arrivati fino a 104 giorni. Ed è per questo motivo che domenica 15 maggio,
partiremo da Piazza San Pietro per "Il Cammino della memoria, della Verità e
della Giustizia". E’ un cammino di riscossa civile. Un cammino di richiamo a
valori morali che esprime il sentimento religioso a cui si ispira questo tour.
Il nostro impegno c’è. Il mio impegno c’è. Ma dobbiamo essere disposti tutti a
combattere questo sistema. Il futuro è nelle nostre mani e dobbiamo essere
conseguenti e consequenziali al disgusto che mostriamo nei confronti di questo
sistema. Non possiamo tentare di nasconderci ipocritamente dietro alla colpe
degli altri per alimentare invece i nostri timori, la nostra inerzia, il nostro
individualismo e il nostro egoismo. L’Italia è possibile. Una nuova Polizia e
una nuova Italia sono possibili. Sta solo a noi determinarlo. Chi ci ha
preceduto, ha ricostruito un‘Italia dalla guerra, noi possiamo rifondarla
moralmente.
Assalto allo Stato
.Sottomesso dai profughi di Trento Questa mattina la Questura di Trento è stata presa d’assalto dai profughi ospitati nel territorio della provincia autonoma. Gli immigrati si sono riversati in massa davanti alla sede bloccando i cancelli e impedendo il normale svolgimento delle attività della Polizia. Tutti gli agenti in servizio, come sottolinea il SAP, hanno dovuto abbandonare il proprio lavoro per schierarsi davanti alla Questura e far fronte alle esigenze di ordine pubblico e opporre un argine alle minacce. Fortunatamente non ci sono stati scontri tra le Forze dell’Ordine e gli immigrati. E’ stata un’occupazione pacifica, ma solamente perché le recinzioni perimetrali sono lontane dalla struttura. Le richieste avanzate dagli immigrati riguardano la concessione di permessi di soggiorno da attribuire, indistintamente, a tutti. E poi: alloggi, cibo di qualità e ricariche telefoniche. Fatti che, accusa il SAP, si verificano solo in Italia, un paese dove tutto è permesso. Da noi accadono cose che in nessun altro paese sarebbero tollerate. Come i fatti di sabato al Brennero. Sono queste le vicende che rimarcano la grande differenza. Centinaia di professionisti del disordine pubblico che inscenano manifestazioni al solo scopo di dare libero sfogo alla violenza, come avviene sovente negli stadi. Persone che si ritrovano in piazza senza neanche sapere sotto quale bandiera si combatte, hanno ingaggiato una feroce guerriglia urbana con i poliziotti. Le Forze dell’Ordine austriache invece, erano perfettamente pronte ad affrontare la minaccia con decine di cani, migliaia di poliziotti pronti ad arrestare con una manovra a tenaglia quanti volessero varcare il confine o avessero intenzione di trasferire in territorio austriaco un qualsiasi turbamento dell’ordine pubblico. I delinquenti, invece nel nostro paese, hanno avuto la possibilità di accedere alla stazione, arrecare danni. La regola, anche sabato al Brennero, è stata sempre la stessa: "LASCIAR FARE" anche quando i teppisti hanno cominciato ad attingere alla pietraia a cielo aperto su cui poggiano le traversine dei binari per recuperare le loro "armi" offensive. Eppure una pietraia, se utilizzata con violenza cieca come già avvenuto in passato, avrebbe potuto creare danni enormi alle cose e mettere a rischio concreto l’incolumità degli operatori di Polizia. La questione degli scontri al Brennero si è conclusa solamente con 4 arresti e 4 condanne per direttissima e con la condizionale. E’ inevitabile che da qui derivi il convincimento che si possa fare questo e altro, che si possa fare tutto. Tanto l’intervento delle Forze dell’Ordine e dell’apparato di Giustizia non è in grado di produrre alcuna conseguenza seria e concreta. Ovviamente lo stesso è accaduto questa mattina a Trento dove centinaia di immigrati hanno circondato la Questura pretendendo permessi di soggiorno e denaro. I manifestanti stranieri hanno interrotto il servizio pubblico senza ricevere alcun tipo di denuncia. Ma, in Italia, tutto si può e tutto si può osare. Anche e soprattutto contro coloro che rappresentano lo Stato e sono chiamati a tutelarlo: gli uomini delle Forze dell’Ordine.
Continua il Mal di Pansa: le nuove Seat Leon sono l’ennesimo specchietto per le allodole
Quattro mila Seat Leon per rinnovare il parco macchine della Polizia e dei Carabinieri. Peccato che nessuna di queste auto risponda alle reali esigenze delle Forze dell’Ordine. Il parabrezza rinforzato, spesso 22 millimetri, resiste agli spari di fucili d’assalto i cui proiettili raggiungono i 1.400 km/h. Le portiere sono corazzate con un livello di blindatura B4, che ripara gli agenti dai proiettili delle Magnum 44 e 357. Sul tettino delle auto sono state poste rastrelliere per le armi e giubbotti antiproiettile. Sono stati installati radio e Gps, luci e sirene, oltre alla ‘cella’ per i sedili posteriori. In teoria, ora la Leon è pronta per le forze di Polizia italiane. Sembra troppo bello per essere vero. Infatti è solo uno specchietto per le allodole. Ancora una volta il vecchio apparato dell’ex Capo della Polizia Alessandro Pansa, ha dimostrato di non aver interesse per le esigenze dei suoi uomini ma solo per quelle gestionali. Partiamo dall’inizio. Sul meraviglioso parabrezza che fa arrossire anche la Batmobile, non si possono attaccare ventose di nessun tipo, perché altrimenti si frantuma in mille pezzi. Ecco il primo grande problema. Non si possono posizionare tablet con l’innovativo "sistema Mercurio" , fondamentale per la Polizia, grazie ai quali si riescono a controllare simultaneamente le targhe delle vetture sia in movimento che ferme. Ma andiamo avanti. Tutte le modiche che sono state apportate all’interno della macchina, hanno ridotto notevolmente lo spazio dell’abitacolo. Se un poliziotto è più alto di un metro e 80 non entra nella vettura. Non si possono regolare i sedili perché sia le paratie aggiuntive che le blindature parziali hanno diminuito lo spazio di manovra degli Agenti. Queste, sono solo alcune delle difficoltà emerse dopo i primi utilizzi delle nuove Pantere e Gazzelle. Ancora una volta salta agli occhi come il vecchio Capo della Polizia, Alessandro Pansa, abbia amministrato e sprecato i fondi pubblici in maniera vergognosa, rendendo sempre più difficile e pericoloso il lavoro quotidiano di quanti dovrebbero essere messi in grado di assicurare la sicurezza dei cittadini e prevenire/perseguire i crimini.
L’Amministrazione fa le pentole ma non i coperchi!
Anni
di battaglie, anni di denunce, proteste e relative censure pesantissime,
ritorsioni che hanno colpito, ma non certo affondato, alcuni iscritti e alcuni
dirigenti, non sono passati invano anche se il cammino è ancora lungo. Così il
Sap, dopo aver appreso con soddisfazione l’avvenuta stipula di contratti per
l’acquisto di 13.000 nuovi giubbetti antiproiettile, ricorda che il Sindacato
resta in attesa della dovuta risposta alla nota con cui ha richiesto l’acquisto
di idonee lastre protettive da collocare nelle tasche anteriori e posteriori. Il
tutto al fine di adeguare il livello di protezione dei nuovi GAP alle minacce
attuali, sempre più spesso portate avanti con fucili d’assalto dotati di
munizioni cal. 7,62 o 5,56, con elevato potere di penetrazione. Nel medesimo
documento il Sap ha richiesto di conoscere se in fase preliminare d’indizione
della gara, al momento della valutazione dei costi, sia stato svolto un esame
comparativo prendendo in considerazione l’opzione di acquisto di GAP di
categoria superiore. Sempre al fine di resistere al munizionamento esploso da
armi lunghe. Inoltre il Sindacato autonomo di Polizia vuole sapere se sia stata
valutata l’effettiva economicità dell’operazione rispetto al risultato da
conseguire, ovvero sia più vantaggioso aggiungere delle piastre a dei GAP
ordinari oppure acquistarne sin dall’inizio altri con già idonea resistenza alla
maggiore offensività dell’armamento cui possono essere esposti gli operatori. Un
eventuale richiamo alle logiche di spending review per una cifra irrisoria, che
poteva essere ancor minore se la scelta corretta fosse stata effettuata sin dal
principio, risulterebbe vergognoso ed offensivo di fronte al rischio del bene
supremo della vita che incombe sui poliziotti. Per ora tutto tace e il
Dipartimento fa orecchie da mercante. Non c’è peggior sordo di chi non vuol
sentire.
"Formazione continua e crescita sindacale"
Sono in corso di pubblicazione nell’area riservata del sito SAP Nazionale, delle sintetiche ma complete dispense, redatte dall’Ufficio Studi, riguardanti le principali problematiche oggetto di ricorrenti quesiti fatti al nostro sindacato. Questa documentazione, che sul piano generale vuole rappresentare una novità assoluta nella formazione continua dei quadri sindacali, si pone lo specifico obiettivo di fornire un adeguato ed aggiornato bagaglio culturale, suffragato da puntuali riferimenti normativi e giurisprudenziali, per approfondire le più importanti tematiche di settore. Sicuramente rappresenterà uno strumento indispensabile nell’azione sindacale e nella risoluzione delle principali e più attuali problematiche affrontate dal SAP. Il primo contributo, si occuperà dei "Benefici combattentisitici", argomento particolarmente sentito da tutto il personale di provenienza militare, che, in passato ha svolto importanti incarichi in aree belliche di intervento ONU. Uno sguardo particolare sarà posto verso l’assistenza dei presupposti di presentazione della domanda e sulla proficua possibilità d’iniziative ricorsive.