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Numero 23 Roma, 13 giugno 2016
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Un riordino da 14,3 milioni Come sarà secondo voi?
Parliamo
ancora di riordino delle carriere. Il 14 giugno, alle ore 10, ci riuniremo
nuovamente. Ci sono 36 milioni lordi all’amministrazione, da cui vanno detratti
il 60,2% di trattenute, per un totale di 14,3 milioni netti. Tre quarti di
quest’ultima cifra vengono spalmati per coprire un nuovo incarico "farlocco",
ovvero l’Incarico Speciale (presente un po’ in tutte le categorie), e per le
indennità dei funzionari. Restano, pertanto, 3,6 milioni netti da spalmare in
alcuni fronzoli. Così non va, non può andare e non potrà andare. L’unica via è
quella di procedere per step: diamo vita a un progetto unitario, composto da più
fasi. In questo momento, le somme necessarie devono essere impiegate per
l’unificazione del ruolo degli agenti/ assistenti e sovrintendenti. Poi - e qui
non parliamo di riordino - dovremo procedere all’appianamento dei vuoti di
organico di tutte le qualifiche intermedie e alla creazione del ruolo direttivo
speciale, come previsto dalla riforma del 2000. Per quanto riguarda la questione
"dirigenzializzazione" dei funzionari, riteniamo che debba riguardare tutti gli
appartenenti ai direttivi e arrivare - come sottolineato dal parere della Corte
dei Conti - con altre fonti di finanziamento. Per noi la dirigenzializzazione di
tutti è importante, ma deve essere fatta in uno step successivo. Il primo
passaggio, invece, deve essere la distribuzione dei fondi alle categorie di
base. Non bariamo su questa cosa!
La Battaglia del pane 2
Il SAP dice no all’aumento del costo della mensa
È iniziata ieri, con un primo incontro fra il direttore dei Servizi di Ragioneria Prefetto F. Ricciardi, accompagnato dal direttore delle Relazioni Sindacali dr. Tommaso Ricciardi, e le sigle sindacali (per la nostra, il Segretario Nazionale Dressadore), l’analisi degli aspetti critici del servizio di vettovagliamento. Come anticipato sottovoce in occasione della recente riunione sulle convenzioni pasti per le sedi disagiate, ieri è stata buttata sul piatto l’intenzione di affrontare ancora la questione dell’aumento del costo della mensa. Fra la tiepidezza, il silenzio, il possibilismo e per qualcuno magari anche l’acquiescenza degli astanti, il SAP ha chiarito bene che farà anche stavolta le barricate, alzerà un polverone, userà ogni modo a disposizione per impedire l’ennesima penalizzazione alle già vuote tasche dei colleghi. Sorvolando con ingiustificabile leggerezza su questo che è invece il maggiore dei problemi, la riunione si é incentrata sulle situazioni che richiedono migliorie alla normativa, come l’erogazione del doppio buono pasto in tutti i casi che prevedono il diritto sia al primo, sia al secondo ordinario o l’elevazione del valore del buono mensa da € 4,65 e la sua parificazione al ticket pasto di € 7. Su questo argomento si registrano anche casi paradossali: nello stesso stabile, ad esempio, taluni operatori ricevono il tagliando di minor valore e altri quello più cospicuo; a Caserta si assiste a una vera e propria tragicommedia, perché la mensa doveva essere chiusa per soli tre mesi e invece siamo alla soglia dei tre anni e il personale percepisce il buono meno favorevole. La situazione viene gestita in questo modo perché, potendo scegliere quale soluzione adottare, l’Amministrazione opta per il risparmio! Per le altre discrasie, come il mancato pasto nel corso dell’attività di lavoro straordinario, i pasti sostitutivi in OP con sacchetto o in contenitori riscaldabili e varie altre che sono determinate da errate interpretazioni delle regole, verrà elaborata la bozza di una circolare, da porre alla firma del Capo della Polizia, in cui si faccia chiarezza e che azzeri le storture in atto. Utile e imprescindibile è il raffronto con le disposizioni in vigore nelle altre Forze di Polizia che appaiono, guarda caso, molto più vantaggiose. Anche per i generi di conforto si proverà ad analizzare, ed eventualmente adottare, modalità di fornitura che possano prevedere non gli alimenti e le bevande, spesso scarsi e forniti in ritardo, ma il controvalore in moneta o in capacità di spesa. Resta inteso, come detto, che nulla può, secondo il SAP, giustificare un aumento della spesa per l’accesso alla mensa e questo per tanti e tanti motivi, a partire dalla considerazione che l’aggiornamento delle tariffe andrebbe prima realizzato nelle voci "entrate" (ci sono indennità il cui importo è bloccato dalla notte dei tempi!) che non nelle "uscite", per arrivare alla valutazione di tagli non già nei servizi, bensì nelle mostruosità dell’organizzazione, prima fra tutte il gigantismo del Ministero e del Dipartimento: quante Direzioni Centrali ci sono e quante davvero servono? Per ultimo facciamo notare che un aumento della mensa produrrebbe una perdita secca nell’economia di un poliziotto di entità pari ad un contratto! Molti sono quelli che accedono alla mensa praticamente tutti i giorni e fra di loro certamente i neo agenti, quelli con lo stipendio più basso, destinati lontano da casa e di fatto senza alternativa all’utilizzo del vettovagliamento di reparto. Siamo pronti a difendere questo baluardo. Se davvero vogliamo risparmiare perché non tagliamo poltrone, Direzioni Centrali e posti di funzione?
Lettera a Cantone su presunte anomalie del concorso Allievi Agenti della Polizia
« L’Autorità anticorruzione intervenga sulla questione »
Il segretario generale del Sap Gianni Tonelli ha inviato una lettera al presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone. Nel testo, Tonelli esorta l’Autorità a valutare le presunte anomalie registrate nello svolgimento del concorso pubblico per selezionare 559 allievi agenti della Polizia di Stato. "Come sindacato autonomo di Polizia - scrive Tonelli - siamo stati interpellati moltissime volte via telefono e sul circuito dei social network, per ricevere segnalazioni di anomalie nell’ambito del concorso pubblico per selezionare 559 allievi della Polizia di Stato che - per come ci venivano presentate, sebbene senza prove - ci hanno lasciato molto perplessi". "Approfondire la questione - continua Tonelli - è di vitale importanza: se, infatti, il concorso si è svolto correttamente, bisogna togliere qualsiasi ombra di dubbio sui suoi vincitori, visto che si parla di collegamenti con la camorra; se, invece, la criminalità organizzata ha effettivamente esteso la sua longa manus sui partecipanti, allora è necessario intervenire secondo i termini di legge".
Presentazione del libro di Riina a Palermo« Un insulto alla memoria di Borsellino »
Continua a far discutere il libro "Riina family life", scritto da Salvo Riina, figlio del boss di Cosa Nostra. Dopo l’ospitata di aprile nella trasmissione della Rai "Porta a Porta", condotta da Bruno Vespa, l’editore Mario Tricarico ha prenotato, per il 18 giugno, una sala dell’Hotel Politeama di Palermo per far conoscere il libro anche in Sicilia. La decisione ha provocato diverse reazioni di sconcerto e di sorpresa nel capoluogo dell’isola. Sarebbe stato impossibile, dunque, non spendere qualche parola a proposito di questa azione che ci riempie di sdegno. "Questo episodio - afferma il segretario generale del Sap Gianni Tonelli - ha il sapore di una vera e propria provocazione nei confronti della famiglia Borsellino, dei siciliani e di tutti gli italiani che credono nei valori dell’antimafia. Tanto più perché il libro di Salvo Riina non contiene al suo interno nessuna presa di distanza dall’attività criminosa del boss Totò Riina, detenuto al 41bis con 18 ergastoli sulle spalle. Il libro, infatti, non fa altro che sottolineare quello che può essere considerato l’idillio familiare dei Riina e dipinge il boss mafioso come un buon padre di famiglia, immerso in atmosfere che ricordano vagamente le scene della saga de "Il Padrino". Condivido, dunque, la posizione di Salvatore Borsellino che si è detto pronto ad autodenunciarsi pur di impedire la presentazione del libro a Palermo, a pochi passi da via d’Amelio: si tratta di un vero e proprio insulto alla memoria del fratello Paolo Borsellino".
Forlì, mancano le gomme alle auto
Auto della Polizia ferme ai box per mancanza di gomme. La segnalazione arriva da Forlì, dove il segretario provinciale del Sap Roberto Meloni evidenzia il problema che riguarda, in particolare, la Sezione Narcotici della Questura. Le auto resteranno inattive fino a quando "la lenta procedura di appalto d’acquisto non consentirà l’arrivo da Bologna degli pneumatici nuovi". E dire che gli stessi poliziotti si erano offerti di reperire le gomme sul mercato dell’usato, pagandole di tasca propria. Tuttavia, le rigide procedure ministeriali non lo consentono: si preferisce, così, che l’attività operativa dell’ufficio della Sezione Narcotici risulti fortemente penalizzata.
Il ministro Alfano si nasconde dietro ai dati
Le forze dell’ordine percepiscono un aumento della criminalità, smentendo le recenti dichiarazioni del ministro dell’Interno
Il segretario generale Gianni Tonelli commenta le dichiarazioni del ministro dell’Interno sulla diminuzione dei furti a Roma, rilasciate nel corso del suo intervento in occasione del 164° anniversario della Polizia celebrato lo scorso 25 maggio. Il presunto calo dei reati del 17% rispetto al 2015 non può essere assolutamente ricollegato all’effettiva diminuzione dei furti, ma è un mero dato statistico che non tiene conto di tantissimi episodi non segnalati dai cittadini: "Già la gente comincia a fare fatica a denunciare il furto in appartamento, figuriamoci - sostiene Tonelli - se va a denunciare i piccoli furti di biciclette, di utensili o di alimenti. Questo perché i cittadini non hanno più tempo da perdere per trascorrere intere giornate nei commissariati per segnalare furti di oggetti che, tra l’altro, difficilmente potranno essere recuperati". Le forze dell’ordine che operano sul territorio hanno una percezione completamente diversa sulla diffusione di quella che una volta, erroneamente, veniva definita "microcriminalità". I furti sono aumentati e sono proprio questi ultimi a preoccupare maggiormente i cittadini, perché ingenerano un senso di profonda insicurezza. Il segretario del Sap sostiene che il ministro si stia nascondendo dietro alla statistica per evitare di affrontare il problema alla radice: "Vogliamo parlare di dati? Bene, siamo onesti e parliamo delle cosiddette stragi del sabato sera. Nell’ultimo anno - continua Tonelli -, in controtendenza con gli anni passati, i morti sulle strade sono aumentati. La causa è una sola: mancano 45.000 uomini alle forze dell’ordine, di cui almeno 15-18.000 alla Polizia di Stato. Avere meno uomini significa avere meno pattuglie e avere meno pattuglie significa meno prevenzione. Pensiamo a una città come Rimini che, d’estate, passa da 14.000 a un milione e 400.000 abitanti e dove, per cinque mesi, ogni sera è sabato sera: nella scorsa stagione turistica non è arrivato nemmeno un agente di Polizia Stradale di rinforzo. Gli unici supporti sono stati impiegati in coincidenza con i grandi eventi dell’Expo e del Giuibileo e per l’emergenza sbarchi". In questo momento, insomma, il comparto sicurezza è al collasso e debilitato. "In tutta Italia i poliziotti stanno acquistando le divise, i caschi in dotazione sono marci, i giubbotti sono scaduti o non idonei, non c’è più spazio per la formazione. Questo la dice lunga sullo stato di tenuta dell’apparato della sicurezza". Auto della Polizia ferme ai box per mancanza di gomme. La segnalazione arriva da Forlì, dove il segretario provinciale del Sap Roberto Meloni evidenzia il problema che riguarda, in particolare, la Sezione Narcotici della Questura. Le auto resteranno inattive fino a quando "la lenta procedura di appalto d’acquisto non consentirà l’arrivo Le forze dell’ordine percepiscono un aumento della criminalità, smentendo le recenti dichiarazioni del ministro dell’Interno I furti sono aumentati e preoccupano maggiormente i cittadini perché generano un senso di profonda insicurezza
Di Rosarno e di altre storie Solidarietà alle Forze dell’Ordine.Ma la tecnologia spazzerebbe tutte le ombre
Ancora una volta, le Forze dell’Ordine sono nel bersaglio dei partiti dell’Antipolizia e degli allergici alla divisa. A Rosarno (RC), mercoledì 8 giugno, un collega dei Carabinieri ha ucciso un immigrato che lo aveva colpito con una coltellata. Per lui, è arrivata una doverosa iscrizione nel registro degli indagati, ma speriamo che a breve venga scagionato per aver agito per legittima difesa. Quello che non è accettabile, però, è l’accanimento del circo mediatico nei confronti delle Forze dell’Ordine. Accanimento che si è puntualmente verificato anche in occasione dell’arresto di un camerunense a Conegliano (TV), inseguito da alcuni agenti di Polizia e morto, secondo i primi accertamenti, a causa di un infarto. Anche in questo caso, speriamo che l’indagine vada al più presto verso l’archiviazione e non abbia alcun tipo di ripercussioni sulla vita professionale degli agenti. Il Sap, come tutti voi sapete, è il sindacato di Polizia che maggiormente punta sulla trasparenza delle azioni dei nostri agenti e sul monitoraggio di ogni singolo nostro respiro: per questo da anni si batte per l’introduzione delle spy pen e delle telecamere su tutte le divise, su tutte le volanti e in tutte le celle di sicurezza. Non siamo assolutamente portatori di una difesa corporativa, ma vogliamo tutelare gli interessi di tutti quando si agisce nell’ambito di situazioni oggettivamente difficili e delicate. La tecnologia è l’unico modo per aiutare la giustizia con la verità e per impedire che si ripetano episodi spiacevoli come quello di Rosarno e di Conegliano.
Wind Music Awards, grazie a Carlo Conti per la sua attenzione verso le Forze dell’Ordine
Il Sindacato Autonomo di Polizia rivolge il suo ringraziamento al conduttore televisivo Carlo Conti per la costante attenzione di quest’ultimo nei confronti delle Forze dell’Ordine. "Carlo Conti non fa mai mancare il suo saluto alle Forze dell’Ordine nel corso di manifestazioni pubbliche da lui condotte che, notoriamente, hanno grande importanza e moltissimo seguito". "Anche in queste ultime due serate, nell’ambito dei Wind Music Awards, Conti ha evidenziato il suo affetto nei nostri confronti, sottolineando positivamente il nostro operato e per questo gli siamo grati".
La "scorta sanitaria" per gli extracomunitari
I medici della Polizia di Stato non possono garantirla
In base a quale principio giuridico i medici della Polizia di Stato devono intervenire sui cittadini extracomunitari colpiti da provvedimento di espulsione durante il loro rimpatrio? È questa la domanda che si è posto il Sap, in una nota inviata al Dipartimento della Polizia di Stato. Si tratta di un’azione che si verifica puntualmente nel corso di queste operazioni, eppure l’art. 44 del D. Lgs 334/2000 dispone che "i medici provvedono ad assistenza sanitaria (esclusivamente) nei confronti del personale della Polizia di Stato" e che "possono essere impiegati in operazioni di soccorso di pubbliche calamità, relativamente alle proprie attribuzioni". Inoltre, non esiste una tutela assicurativa di responsabilità professionale che possa coprire sia il medico appartenente alla Polizia di Stato, sia il cittadino extracomunitario scortato. Se si esclude il principio deontologico, dunque, il personale sanitario non ha alcun obbligo nei confronti di soggetti non appartenenti alla Polizia di Stato stessa. Gli interventi di "scorta sanitaria", tra l’altro, sono piuttosto complessi e richiedono una adeguata preparazione che, allo stato attuale, non risulta essere inserita nei corsi di aggiornamento professionale per il ruolo sanitario. Bisogna considerare, poi, che il personale medico della Polizia di Stato è assolutamente sottostimato rispetto alle esigenze interne. Si tratta, infatti, di sole 350 unità (54 in meno rispetto alla dotazione normalmente prevista) impegnate quotidianamente nelle mansioni di assistenza al personale, visite fiscali, pratiche sanitarie, cause di servizio e prestazioni negli ospedali militari. In più, anche se ci fosse un principio normativo a garantire l’impiego dei medici della Polizia di Stato in queste circostanze, va rilevato che la dotazione a disposizione del personale sanitario è del tutto inadeguata per rispondere a questa evenienza: mancano, infatti, gli strumenti di prima emergenza (borsoni di primo soccorso correttamente equipaggiati). Il costo stimato per dotare i medici di attrezzature idonee sarebbe di circa 1500 € per ogni borsone, insostenibile viste le scarse risorse economiche disponibili nel settore. La situazione che vede coinvolti i medici, insomma, è una vera e propria cartina di tornasole di quella più generale della Polizia di Stato che, oltre alla mancanza di attrezzature adatte, ha una carenza di organico di circa 18.000 unità.