![]() ![]() |
Numero 29 Roma, 25 luglio 2016
|
Ddl Tortura: un importante risultato per vincere la guerra
Abbiamo
fatto un altro passo in avanti, importante, nella battaglia contro il reato di
tortura. La vittoria definitiva non è per nulla certa ma abbiamo temporaneamente
bloccato uno di quei disegni di legge che, fin dal primo momento, abbiamo
definito “diabolico” e incivile. La nostra discesa in campo aperto si distingue
dalla posizione di altri, deplorevole fuoco amico, che hanno preferito ammiccare
al Governo e ai potentati politici e confederali di riferimento pur di non
essere scomodi. Noi del Sap fin da subito abbiamo lottato contro tutto e contro
tutti al fine di non far passare in Parlamento quello che è, a tutti gli
effetti, un manifesto ideologico contro le Forze dell’Ordine. Fin dalla
convocazione del 16 giugno 2014 in Commissione Giustizia della Camera dei
Deputati ci siamo opposti fermamente all’approvazione di un disegno di legge
che, oltre ad essere giuridicamente sbagliato, avrebbe creato un danno enorme e
un una “ingessatura” irragionevole in tutte le Forze dell’Ordine. Da allora non
ci siamo fermati, mai. Ogni volta che qualche scelle rato ha ritirato fuori
l’argomento noi, con tenacia e forza di volontà, abbiamo scardinato le sue
teorie, punto dopo punto, per far capire quanto fosse sbagliato e dannoso per
l’intero Paese, per la brava gente e per tutti noi. Abbiamo mobilitato migliaia
di colleghi e acquistato pagine sui maggiori quotidiani italiani, tra cui Il
Tempo, Il Giornale, Libero, il Resto del Carlino, il Giorno e la Nazione.
Abbiamo fatto sit-in davanti Montecitorio, abbiamo inviato delegazioni a Palazzo
Madama e ricordato al Ministro dell’Interno le sue responsabilità: la difesa
primaria dei “suoi” uomini, della sicurezza e dei cittadini, senza ambiguità di
comodo o di poltrona. Alla fine ce l’abbiamo fatta: siamo riusciti a indurre i
senatori a far slittare il voto sul ddl tortura rimandandolo sine die. Ma non ci
fermeremo qui, affatto perché gli irresponsabili ideologizzati sono in agguato
ad ogni “soffiar di piazza”. Continueremo, se dovesse servire ancora a difendere
tutte le donne e gli uomini della Polizia di Stato e l’intero popolo delle
divise a fare le barricate contro il partito dell’Anti-Polizia e contro tutti
quei falsi buonisti e ipocriti che solo sulla carta sostengono di difendere i
colleghi dagli attacchi degli allergici alle divise o dei media, affossando nei
fatti l’operato di chi, giorno dopo giorno, con coraggio e passione, serve il
proprio Stato in cambio di una manciata di lenticchie. Intanto questo è un primo
passo verso la vittoria. Una vittoria che sarà di tutti noi.
Contratto subito: pronti a dare battaglia alla Madia
E’ solo una piccola anticipazione, questa, di quello che nei prossimi giorni metteremo a punto: stiamo preparando una lettera da inviare al Ministro della Pubblica Amministrazione, Marianna Madia, per la mancata convocazione dei sindacati del comparto sicurezza circa i rinnovi dei contratti. Per il momento ci siamo limitati a risponderle, a mezzo stampa, che l’atteggiamento sfacciatamente al di sopra delle regole e del buon senso adottato finora da questo Governo ha calpestato le norme che garantiscono la rispettabilità professionale del popolo delle divise. Ma questo è solo il primo passo: siamo pronti a battere i pugni fin quando anche l’ultimo di noi colleghi non avrà visto il rinnovo del contratto, bloccato illegalmente da oltre 7 anni, alla luce della sentenza della Corte Costituzionale. Pronti? Via!
E-state sicuri in strada?
Con l’inizio della stagione estiva iniziano ad aumentare le automobili in circolazione. Ma la sicurezza stradale, stando agli ultimi dati diffusi da Aci e Istat, resta ancora un obiettivo lontano. Nell’ultimo anno (e in controtendenza rispetto agli ultimi decenni) è aumentato notevolmente il numero di vittime nelle strade del Belpaese passando dalle circa 3300 del 2014 alle oltre 3400 nel 2015. Le maggiori cause? A dire della Direzione delle Specialità lo smartphone, croce e delizia di ognuno di noi e gli eccessi di velocità sarebbero i veri colpevoli, come se in Italia le FERRARI, le LAMBORGHINI o le MASERATI, espressione di una cultura futurista della velocità, siano entrate in produzione solamente l’anno passato e come se non fosse vero che da sempre gli italiani rappresentano i clienti più accaniti di telefonia mobile del mondo occidentale. La vera causa dell’infausto dato è rappresentata dal calo degli organici anche negli uffici dei centauri che con meno pattuglie producono meno prevenzione nella circolazione stradale. Questa è la vera causa dell’aumento della mortalità. Non bariamo! A Rimini dove da 140.000 abitanti si passa in estate a 1 milione e 400.000 abitanti e, con riferimento al fenomeno delle “stragi del sabato sera” è sabato sera tutte le sere per cinque mei all’anno, nello scorso periodo estivo non è stato inviato neppure un operatore in rinforzo sul settore. Analoga situazione la possiamo trovare alla Sotttosezione di Giardini Naxos (ME) che opera sulla tratta di Taormina ove si riscontra un traffico di 28 milioni annuali di veicoli e dove nel periodo estivo i transiti raddoppiano. Qual’è l’organico?? Presto detto: 31 operatori anziché 43 e nessuna aggregazione estiva. p.s. Auto con 575.238 km consumati (?!?!?!) e tre auto anziché otto come da convenzione. Il nostro compito è produrre sicurezza reale, il primo diritto dei cittadini, non quello di “sfarloccare” per propinare sicurezza percepita, per certo importante ma secondaria. La Polizia non vende surrogati.
Vorrei SAP-ere … da Angelino ALFANO
Vorrei Sap-ere... perché, secondo il Ministro dell’Interno, noi poliziotti dovremmo girare costantemente armati...
Vorrei Sap-ere... perché sta lasciando sola la brava gente di questo Paese che ha il pieno diritto alla sicurezza...
Vorrei Sap-ere... perché non accoglie la nostra proposta di installare le telecamere sulle divise di ogni agente, in ogni automobile e in tutte le celle di sicurezza...
Vorrei Sap-ere... perché ancora non ci è chiara, la sua posizione sul reato di tortura...
Vorrei Sap-ere... perché ha abbandonato i suoi uomini...
Reparti
speciali, ancora in attesa delle indennità
Passano i mesi e ancora non arrivano le indennità per i diversi Reparti Speciali. Secondo quanto comunicato dal Dipartimento, la Stradale vedrà liquidate le indennità a fine settembre 2015 (in alcuni compartimenti a fine ottobre 2015). Stesso discorso, con ogni probabilità, anche per la Ferroviaria che ad oggi ha incassato il dovuto fino ad aprile 2015. Alla Postale, che invece attende ancora le spettanze per il 2014 e per il 2015, verranno liquidate presumibilmente entro la fine dell’anno. Tempi biblici ed irragionevoli che noi del SAP non siamo più disposti a tollerare. Ecco perché, nel corso dell’ultima riunione convocata sulla questione il SAP ha espresso il nostro forte dissenso, anche in considerazione del fatto che, al momento della presentazione del nuovo sistema di gestione stipendiale da parte del Ministero dell’Economia, cui fa capo NoiPa, il Dipartimento aveva promesso grandi miglioramenti gestionali. E invece siamo ancora ostaggio dell’ostruzionismo del MEF. L’unica speranza (oltre al fatto che continueremo a dare battaglia) risiede nella proposta di ottenere un fondo di riserva, alimentato ad inizio anno, che consenta l’anticipo delle spese per le scorte ferroviarie e il pagamento anticipato delle indennità, di fatto aggirando il problema del ritardato versamento al nostro Ministero delle quote regolarmente versate al MEF dagli enti convenzionati, in modo tale da riportare al limite dei 10 mesi il ritardo di Pagamento. Reparti speciali, ancora in attesa delle indennità
La nostra denuncia in Sicilia: mancano 3500 agenti per la lotta alla mafia
Con un giorno d’anticipo rispetto alla commemorazione della strage che è costata la vita a Paolo Borsellino e alla sua scorta - Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina - Gianni Tonelli ha voluto rendere omaggio al magistrato italiano e agli agenti scomparsi nel ‘92. Una scelta controcorrente, la nostra, che oltre a voler prendere le distanze da un’ antimafia di comodo vuole denunciare una situazione che lascia alquanto desiderare... Siamo di fronte a un fatto a dir poco eclatante: le forze che lo Stato impiega per combattere la mafia, rispetto a dieci anni fa, sono drasticamente diminuite. Secondo l’indagine svolta dal nostro ufficio studi, infatti, nel decennio 2006-2016 le forze dell’ordine in Sicilia sono calati di 3500 unità. Di questi, oltre 2mila erano impiegati direttamente nella lotta alla criminalità organizzata sul fronte del controllo territoriale e delle attività investigative. Ed ecco che torniamo, ancora una volta, a parlare dei tagli lineari (e scellerati) operati dagli ultimi Governi perché la lotta alla mafia e alla criminalità organizzata sembra destare interesse soltanto in occasione delle commemorazioni, come quelle per la morte di Falcone o di Borsellino. Ecco perché ci siamo appellati all’onorevole Rosy Bindi, presidente della Commissione Antimafia, affinché promuova un’indagine conoscitiva che approfondisca la questione a partire proprio dalla nostra denuncia. Per combattere una criminalità organizzata sempre più insidiosa, professionale e silente non servono a nulla dichiarazioni dubbiamente sincere. Servono uomini, mezzi e risorse. E mentre l’ ‘esercito’ di alte e basse cariche dello Stato, il 19 luglio, si è recato sui luoghi della strage per rendere omaggio a Borsellino e ai suoi uomini, la Sicilia ha già 3500 uomini in meno per combattere la criminalità. Tremilacinquecento uomini... un esercito antimafia che non c’è.
Buono vestiario e nuova fondina operativa
Si è tenuta un’altra riunione in merito al vestiario e alla nuova fondina operativa. E’ stata affrontata la questione del buono previsto per chi è esentato dall’uniforme e si lavora per individuare modalità migliori, con preferenza per la monetizzazione. Altro punto, ancora controverso, quello sulla fondina a “rotazione” che secondo molti colleghi sarebbe capace di evitare la dolorosa e dannosa scomodità patita quando si deve stare seduti all’interno dei mezzi. La relazione tecnica sulla riunione e tutti i dettagli potete leggerli sul nostro sito, www.sap-nazionale.org.
Reparto Prevenzione Crimine, gli agenti non sono formati
Siamo alle solite: il Ministero ci chiede di impiegare personale qualificato del Reparto Prevenzione Crimine per lo svolgimento di controlli amministrativi all’interno di esercizi commerciali o sale da gioco, ma il personale... non è qualificato! O meglio: potrebbe (anzi: dovrebbe) esserlo, qualora avesse svolto il corso di formazione necessaria al fine di garantire il servizio. Il Sap, infatti, ha richiesto un immediato intervento del Ministero al fine di provvedere non solo, come più volte ha ribadito, all’idoneità dei mezzi, ma anche all’idoneità della formazione per gli agenti, visti i compiti che vengono loro attribuiti. E questo lo chiediamo sia per offrire un efficiente servizio alla collettività, come imposto dalle normative pubblicistiche, ma anche per garantire tutti i colleghi da azioni di rivalsa e risarcitorie e per la tutela e della nostra dignità professionale.
Questione alloggi, perfetti sconosciuti ‘conviventi’
Avete presente la sera, quando tornate a casa dopo una giornata massacrante di lavoro e non avete voglia di rivolgere la parola ad anima viva? Ecco, immaginate la stessa scena: è sera, siete appena usciti da una giornata di lavoro massacrante... ma ad aspettarvi a “casa” (o in hotel, nel caso di servizi fuori sede) c’è un vostro collega mai visto prima, un perfetto sconosciuto. E’ quello che sta succedendo ai colleghi dei Reparti Prevenzione Crimine alloggiati a Roma, presso l’Hotel Domidea, per tutte le esigenze legate al Giubileo della Misericordia, in corso fino al prossimo novembre. Oltre al fatto che i colleghi vengono assegnati in camere doppie o addirittura triple, anche quando devono svolgere turnazioni orarie diverse visto che secondo il personale della struttura alberghiera non sarebbero previste camere singole, spesso si ritrovano in camere con altri colleghi che non conoscono, e con i quali sono costretti a condividere la propria sfera di intimità. Ecco perché, abbiamo chiesto un immediato intervento ministeriale al fine di provvedere con assoluta urgenza, anche sotto il profilo contrattuale col gestore degli alloggi, affinché sia garantita a tutti i colleghi in aggregati nella Capitale di poter alloggiare in un’altra struttura alberghiera. Che almeno sia dignitosa.